vicoforte - Colle di Nava

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Gita in auto  Santuario di Vicoforte
Da Nava 1h13min 63,5km
Due sono gli aspetti che più colpiscono del Santuario di Vicoforte. Il primo è scoprire che la sua cupola è la più grande al mondo tra quelle di forma ellittica ed è la quinta, per dimensioni, dopo San Pietro in Vaticano, il Pantheon di Roma, la Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze e la cupola del Gol Gumbaz in India. La seconda è pensare alla sua collocazione ed alle sue origini quasi fiabesche.
A Vicoforte si respira l’aria che sta a metà tra quella delle vicine montagne e quella delle Langhe Monregalesi, già perchè sempre di Langhe si tratta, nonostante questa cittadina sia più vicina a Cuneo che ad Alba, cuore delle Langhe e capitale del Tartufo Bianco. E’ sufficiente percorrere la strada che scende da Briaglia per scorgere inaspettata la Cupola del Santuario che svetta sorprendentemente nella sua maestosità. Un periodo di cambiamento Dedicato alla Natività di Maria Santissima, il complesso “Regina Montis Regalis” è uno dei principali capolavori del Barocco piemontese, stile architettonico affermatosi in Piemonte da fine ‘500 a inizio ‘700 con l’ascesa del regno Sabaudo. Lo stile è caratterizzato da linee sobrie all’esterno delle costruzioni e ricchissime e scenografiche composizioni architettoniche all’interno.
Le origini fiabesche: La costruzione del pilone che originò il Santuario si colloca intorno al 1500. Una tradizione tramanda che esso fu l’omaggio di un fornaciaio, su suggerimento della figlia, per ottenere dalla Madonna la grazia del sole: il cattivo tempo impediva una buona cottura dei mattoni necessari per la costruzione del castello di Vico, antico nome di Mondovì. Il nome deriva infatti da “Mont ëd Vi“, cioè “il monte di Vico” (“Vi” abbreviato): gli abitanti di Vico, ribellatisi al Vescovo d’Asti feudatario del territorio, la fondarono con Monastero e Carassone.
Nel 1592 lo sparo accidentale di un cacciatore, Giulio Sargiano, colpì inavvertitamente l’effigie ormai nascosta dai rovi e dalla boscaglia: tale fatto, seppure accidentale, venne considerato nefasto dalla popolazione già decimata da peste e miseria al punto che i vicesi si convinsero a chiedere l’aiuto del cielo.Nel 1594 attorno al pilone fu costruita, ad opera del diacono del vicino borgo di Fiamenga, Cesare Trombetta, una prima cappella in ringraziamento alla Madonna che in breve tempo raccolse intorno a sé un gran numero di fedeli provenienti da tutto il Piemonte.
L’interesse per tale devozione colpì profondamente la moglie del Duca Carlo Emanuele I, figlia di Carlo V di Spagna, che si adoperò per informare i fedeli, al di fuori dei confini nazionali, dei fatti prodigiosi avvenuti intorno a quella cappella. Persone da ogni dove giunsero sul posto, incrementando il commercio, lo sviluppo urbano e le ricchezze al punto che furono necessari opere urbanistiche di importante rilievo, tra cui un piccolo acquedotto, il primo in questi luoghi, per dissetare i fedeli.
I costruttori:Il Vescovo di Mondovì, si fece promotore della costruzione di un grande tempio della fede per l’accoglienza dei fedeli. Il progetto venne assecondato dal Duca Carlo Emanuele I che ne appoggiò la realizzazione, intenzionato a farne il luogo di sepoltura per i defunti di casa Savoia, ad imitazione di quello spagnolo, l’Escurial. Fu nominato a capo del progetto l’architetto orvietese Ascanio Vitozzi, (Orvieto, 1539 – Torino,1615), che ne previde la forma ellittica. Egli seguì da giovane la carriera militare, arruolandosi nell’esercito pontificio finchè venne nominato architetto militare da Emanuele Filiberto di Savoia. Giunto nella capitale, Torino, allora in fermento rinnovativo, si dedicò anche all’architettura civile ed è oggi riconosciuto come antesignano del primo barocco piemontese.
La costruzione si scontrò ben presto con gravi problemi statici a causa dell’errata scelta del sito, caratterizzato dalla presenza di strati di terreno argilloso, al punto che il cantiere venne abbandonato. Le funzioni religiose per i successivi 200 anni furono officiate nella piccola cappella voluta dal suddetto Cesare Trombetta. Nel Settecento avvenne una forte spinta alla ripresa dei lavori nonostante si scelse di destinare la Basilica di Superga di Torino come mausoleo per famiglia regnante. L’architetto Francesco Gallo (Mondovì, 1672 – 20 giugno 1750) fu impegnato per oltre trent’anni nel completamento del Santuario. Egli realizzò un tamburo alleggerito da grandi finestrature, progettando nel 1731 la cupola ellittica e la cosiddetta “lanterna” che la sovrasta, donando una luce all’interno dell’edificio che in particolari condizioni dona un’aura quasi mistica agli affreschi.
I numeri della cupola sono sorprendenti: alta 74 metri, con un diametro maggiore di oltre 36 metri ed uno minore di 25.

Costantino Muzio - Case di Nava - info@colledinava.it
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