ORMEASCO DOP
Tipico della Riviera di Ponente, il vitigno Ormeasco è stato importato in Liguria dal vicino Piemonte e geneticamente appartiene alla stessa famiglia del Dolcetto; la sua coltivazione nell’Alta Valle Arroscia è documentata già a partire dal XIV secolo: il Marchese di Clavesana, che governava le terre limitrofe a Pornassio e Pieve di Teco, con un Editto del 1303 ordinò, pena la decapitazione, di impiantare nel suo feudo solo questa varietà. Un’altra tesi vede invece questo vitigno importato dai Saraceni, sempre nel 1300, nella zona di Ormea, borgo delle Alpi Liguri, da cui avrebbe tratto la denominazione.
Vino di colore rosso intenso con orli violacei da giovane, si fa rubino carico con riflessi granati affinandosi. Odore vinoso, e fragrante da giovane; se affinato diventa ampio, fine e persistente, con sentori di ciliegia matura, mora e violetta.
Quando invecchiato, prevalgono sentori di resine boschive e legno fresco di castagno. Il sapore è asciutto e tannico da giovane, si fa asciutto, caldo, sapido ma con buona morbidezza, di buon corpo, con lieve vena tannica, con fondo piacevolmente amarognolo se giustamente affinato. .
Alcolicità: 11 - 13,5%; acidità totale: 5 per mille.
Il modo migliore per gustare l’Ormeasco, oltre a trovarlo in qualche enoteca illuminata al di fuori della Liguria, è andare a cercarlo nel territorio di appartenenza, in quel tratto in provincia di Imperia dove le montagne arrivano fino al mare e i depositi alluvionali di ghiaia e sabbia hanno formato terreni particolarmente adatti alla viticoltura. L’Ormeasco può essere considerato un vitigno di alta collina (alligna bene fino ai 700/800 metri s.l.m.), si giova delle forti escursioni termiche tra il giorno e la notte ed è molto versatile in cantina: oltre alla tipologia Rosso e Rosso Superiore, raggiunge buoni risultati anche nelle versioni Passito e Passito liquoroso. Vinificato in rosato, dà vita all’Ormeasco Sciac-trà, che significa "schiaccia e trai" in quanto le uve pigiate sono lasciate macerare per un breve periodo insieme alle bucce che poi vengono eliminate prima della fermentazione; questo vino dal colore corallo e dagli aromi di fiori rossi e di frutti di bosco non va confuso con lo Schiacchetrà delle Cinque Terre che è un rinomato quanto raro vino bianco.
Per dare all’Ormeasco di Pornassio una caratterizzazione territoriale più profonda e una maggiore visibilità rispetto alla generica denominazione “Riviera Ligure di Ponente” della quale costituiva una delle sottozone, nel 2003 è stata riconosciuta la Doc “Pornassio” o “Ormeasco di Pornassio”.
Come servirlo e conservarlo:Viene servito a una temperatura di 16-17°C se giovane, 18-19°C se superiore od affinato, in bicchieri a calice con stelo medio.
Dà il meglio di sé se invecchiato due o tre anni. Deve essere conservato in posizione coricata negli scomparti dei vini rossi della cantina, a una temperatura costante tra i 10 e i 14 gradi.
Curiosità:Abbinamenti gastronomici
Vino rosso asciutto, adatto ad accompagnare se giovane, agnolotti al sugo di carne, polenta con salsiccia e spezzatino di maiale; se superiore e affinato si abbina al piccione ripieno, coniglio in umido e al vino rosso, coniglio in porchetta, stecchi (spiedini di carni e funghi), colombacci alla pancetta, formaggi teneri.
I sapori e gli aromi dei vari cibi sono evidenziati ed armonizzati dall'ottimo equlibrio e carattere del vino, risultando un connubio ideale.