LA VIA DEL SALE
Le hanno percorse nel tempo soldati e pastori, pellegrini e mercanti. Dalla Liguria al Basso Piemonte, le Vie del Sale "hanno portato dal mare l'"oro bianco", quel sale indispensabile per conservare gli alimenti.
Un commercio redditizio: i dazi sul sale erano una bella fonte di guadagno, così al commercio legale si affiancava spesso il contrabbando, su percorsi di cresta, a dorso di mulo o a piedi. Dopo l'800 vennero aperte nuove strade, le "carrozzabili", percorribili con carri: iniziava l'epoca dei cartunè, i carrettieri, su percorsi scanditi da osterie, stazioni di cambio per i cavalli e di ristoro per gli uomini.
Perduta progressivamente l'importanza commerciale, oggi le Vie del Sale sono state convertite in percorsi di trekking immersi in splendidi scenari naturali oppure in "strade del mare" che offrono sorprese e scoperte. Una delle storie più curiose legate a questi itinerari è la diffusione del pesce di mare più povero, l'acciuga, nelle terre di pianura piemontesi. Forse proprio per eludere i controlli, sopra il carico di sale venivano collocate le acciughe, che così diventarono rapidamente il pesce più consumato nelle terre subalpine, portato ovunque dagli anciué, gli acciugai. Un'epopea che ha fatto nascere il piatto conviviale simbolo del territorio piemontese, la bagna cauda, sintesi perfetta di sapori di mare e di terra.
Non c'era un'unica Via del Sale, ma tanti percorsi diversi. C'era la via che dalla Costa Azzurra risaliva la Val Koja (all'epoca territorio dei Savoia) fino al Colle di Tenda e per la Val Vermenagna scendeva verso Cuneo e Asti. C'era la Via del Sale del Marchesato, che dalla Provenza, attraverso lo storico Buco di Viso e la Valle Po, arrivava a Saluzzo. E c'era la Via del Sale dei Savoia, che dalla zona di Imperia raggiungeva Nava, Ormea, Mondovì e il Torinese. Percorsi differenti che si diramavano per l'Europa: tanto che l'associazione Antiche Vie del Sale, che raggruppa una trentina di Comuni fra Liguria e Piemonte, punta a ricostruire una Strada del Sale europea, dal Mediterraneo al Baltico.
Qui di seguito vi proponiamo due modi per andare alla (ri)scoperta delle Vie del Sale del Cuneese. Un percorso escursionistico, ideale per trekking a piedi o in mountain bike ma anche in moto e in 4x4. E una strada da percorrere in auto, per conoscere le valli, la cultura, i sapori e i paesaggi verso il mare
Da Limone Piemonte al mare Il percorso da Limone a Monesi diTriora già in Liguria (chi vuole raggiungere la costa deve deviare verso Upega, Ponte di Nava, Colle di Nava e scendere a Imperia) è uno spettacolare itinerario in quota - tra i 1.800 e i 2.100 metri - che si snoda su un'antica strada "bianca" militare, interamente sterrata, 39 chilometri totali, aperta al transito quest'anno fino al 13 ottobre e accessibile liberamente da escursionisti e cicloturisti, con pedaggio (15 €) per i mezzi motorizzati. È lo stesso tracciato di una nota corsa in mountain bike, la Via del Sale (si è disputata a fine giugno la XX edizione; laviadelsale.com) e dà modo di attraversare luoghi incantevoli, dai paesaggi quasi lunari delle Carsene ai margini di parchi naturali di straordinaria bellezza e biodiversità - il Parco naturale delle Alpi Marittime e il suo corrispettivo francese, il Mercantour, il Parco del Marguareis, il Bosco delle Navette - a quelle misteriose testimonianze di storia che sono le fortificazioni militari di confine di fine Ottocento.
Il cosiddetto Anello dei Forti è uno dei tratti più suggestivi: sul Colle di Tenda verso la fine del XIX secolo furono edificate alcune grandiose caserme e fortificazioni per contrastare un'eventuale invasione francese. In tutto sei forti (oggi, dopo l'ultima guerra, in territorio francese) da vedere solo dall'esterno. Ma il fascino maggiore di tutta l'Alta Via è di essere un percorso transfrontaliero e veramente europeo, che unisce Francia, Piemonte, Liguria. Nessuna frontiera sul percorso, solo natura e storia.
La Roa Marenca, la Via del Sale dei Savoia Roa sta pervia, Marenca ha il significato racchiuso nel nome: "che porta al mare". Si tratta di un percorso antichissimo, citato già in un paio di documenti del 1207, spezzettato in numerose vie secondarie e diramazioni di sentieri e scandito da gole, anfratti, grotte dove ai tempi del contrabbando del sale era facile nascondersi. Tra le Alpi Marittime e le Langhe, nel territorio delle valli monregalesi a sud di Mondovì, il tracciato principale della Roa Marenca va da Mondovì a Ormea, una sessantina di chilometri che attraversano piccole città e borgate da scoprire. A cominciare da Mondovì naturalmente, non a caso scenario a fine '600 delle sanguinose Guerre del Sale con il ducato di Savoia, proprio a causa dell'introduzione del dazio da cui fino ad allora il Monregalese era esente. Iù'obbligo salire con la funicolare al quartiere alto Piazza, il nucleo antico, dove probabilmente passavano anche i mercanti e i contrabbandieri di sale, fra palazzi d'epoca, la gotica Torre Civica del Belvedere con l'orologio a una sola lancetta, il Museo della Ceramica, che documenta la maestria raggiunta nell'800 dagli artigiani monregalesi.