barolo - Colle di Nava

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Gita in auto Barolo
da Nava 1h 38 min 87,5 km
La prima cosa che colpisce di Barolo è il diverso posizionamento del suo nucleo urbano rispetto a quello dei paesi limitrofi, addossati intorno alla sommità di un colle o lungo un crinale. Il paese chiude infatti una valletta e si trova adagiato su una specie di altopiano, a forma di sperone, protetto dai rilievi circostanti, disposti a guisa d'anfiteatro.
Non si hanno comunque notizie precise relative alla nascita di Barolo, e sebbene la zona fosse stata frequentata sia in epoche preistoriche che in epoche successive da tribù celto-liguri, sottomesse successivamente dai Romani, nonché dai Romani stessi, pare probabile che il primo insediamento effettivo fosse di origine barbarica e che risalisse all'alto medioevo. Tra le varie spiegazioni intorno all'etimologia del nome Barolo quella più accreditata lo fa derivare dal celtico bas reul, che significa luogo basso. Nel 1200 il paese è citato nel "Rigestum Comunis Albe" con il nome di Villa Barogly, mentre nel 1600 lo è nuovamente nelle due forme Barrolo e Barollo.
Durante il dominio Longobardo dipese dal Gastaldo di Diano, passando poi con Carlo Magno a far parte della Contea di Alba prima e della Marca di Torino poi. Fu in quegli anni che, per difendersi dalle continue scorrerie Saracene che durarono per quasi un secolo, Berengario I permise l'erezione del nucleo originario del castello. Fino al 1250, anno in cui una potentissima famiglia di banchieri di nome Falletti acquisì gli interi possedimenti di Barolo dal Comune di Alba, furono diversi i passaggi di mano: in quei tempi, del resto, le acquisizioni di territori (più o meno pacifiche) e le loro successive spartizioni erano all'ordine del giorno. L'ultimo passaggio prima dell'avvento dei Falletti è datato 1233, con il ritorno dei possedimenti di Barolo al Comune di Alba.
Anche qui, come altrove, la civiltà contadina ha pagato il suo conto salato, fatto di abbandono della propria terra ed emigrazione a causa delle difficili condizioni di vita, cui la fillossera diede un contributo significativo. I primi anni del secondo dopoguerra, quelli della Malora mirabilmente descritta dal grande scrittore Beppe Fenoglio non furono molto diversi in quanto a durezza. A questo periodo ne fece seguito un altro caratterizzato dall'esodo verso la città, che offriva un lavoro più sicuro e minori ristrettezze, e che durò fino agli anni '60: conseguenza di ciò fu un'altra fase di abbandono delle campagne, che qui fu però inferiore rispetto all'Alta Langa e ad altre zone del Piemonte. Gli anni più recenti stanno invece facendo registrare un fenomeno inverso: i giovani scelgono consapevolmente il mestiere del viticoltore, complice la presenza della vicina Scuola Enologica di Alba, mentre i meno giovani ritornano a farlo. Tutto questo è possibile grazie al rinnovato interesse verso il vino e alla sua interessante redditività.
Oggi Barolo è un paese del vino nel senso strettissimo del termine: la sua presenza si respira infatti a ogni angolo di strada. E il Barolo vino, che non è come tutti gli altri, fa di Barolo paese un po' una sorta di "luogo sacro", cui gli adepti del culto pagano del vino dovrebbero di tanto in tanto rendere omaggio con un "pellegrinaggio". Questo auspicio si è già tradotto da alcuni anni in realtà, facendo crescere lentamente un'attività turistica in grado di dare un significativo valore aggiunto all'economia locale. Questo non pare comunque avere alterato né il carattere tranquillo delle genti di qui né il loro ritmo di vita. Non stupitevi dunque se Barolo, diversamente da altri luoghi divenuti improvvisamente celebri per il vino, è ancora un paese di proprietà dei suoi abitanti: questo carattere lo si può riscontrare recandosi dal panettiere o in farmacia, dove non è inconsueto attendere per alcuni minuti il proprio turno mentre la persona davanti a voi sta ragguagliando l'esercente sullo stato di salute di qualche suo caro. In questi casi non fatevi prendere dalla fretta o dall'impazienza ma lasciatevi cullare dal ritmo, dolce come le tante colline che circondano questo magico borgo
Costantino Muzio - Case di Nava - info@colledinava.it
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